La rinascita ed una nuova retrocessione

Dopo l'interruzione, causata dal conflitto bellico in corso, nel 1944 furono creati a Napoli due club: la Società Sportiva Napoli, promossa dal giornalista Arturo Collana, e la Società Polisportiva Napoli, fondata dal Dott. Gigino Scuotto, nei locali del bar Pippone.
La fusione avviene nel Gennaio del 1945 con la denominazione di Associazione Polisportiva Napoli presidente Pasquale Russo.
La squadra prese parte ad un campionato regionale con Stabia, Scafatese, Frattese ed altre compagini campane.
Si giocava nel recinto dell'Orto Botanico poichè l'"Ascarelli" era stato abbattuto.
Durante la gara con la Salernitana, l'arbitro Stampacchia sul punteggio di uno ad uno perse le redini della gara e si scatenò una rissa: la giacchetta nera si finse morto per placare gli animi e...ci riuscì.
Nel 1945-46 con Raffaele Sansone in panchina, il Napoli vinse il campionato del Centro-Sud davanti a Bari e Roma.
Si andò così alle finali nazionali: quinto posto su otto squadre con tredici punti in quattordici partite; si sperava di fare meglio. Entravano intanto in società personaggi storici quali Alfonso Cuomo e, soprattutto, Egidio Musollino.
Nel 1946-47 si torna al girone unico, in panchina c'è ancora Sansone. Si gioca al Vomero. Due a due contro il grande Torino di Valentino Mazzola, Maroso, Loich e Gabetto ed ottavo posto finali a pari merito con l' Atalanta. Da A.P.Napoli si torna ad Associazione Calcio Napoli.
nell'annata 1947-48 a Russo, quale presidente, succede Mussariello coadiuvato da Musollino. Dalla Roma arriva l'ala albanese Maim Krieziu per ben 16 milioni di Lire.
I risultati scarseggiavano e Sansone fu sostituito da Vecchina prima e Sentimenti (nelle vesti di allenatore-giocatore) poi.
Da centravanti giocò anche un sudamericano, Roberto La Paz, primo giocatore di colore del nostro calcio.
Neppure questo funambolico coloured bastò ad evitare la retrocessione: a condannare gli azzurri in uno storico Napoli-Roma con una doppietta delle sue fu un certo Bruno Pesaola, detto "il Petisso".
Fatale fu poi una sconfitta contro l'Inter, rete di Lorenzi, scaturita da un clamoroso errore dell'arbitro Bonivento, alla sua ultima direzione di gara della carriera, che annullò una rete regolarissimi a La Paz.
Al timone della società nella stagione 1948-49 c'era Egidio Musollino con al fianco Scuotto e Cuomo.
Per guidare la squadra in B ci si affidò a "farfallino" Borel, ex grande giocatore della Juve. Dopo 225 gare lascia anche "Cherry" Sentimenti.
Niente da fare, la squadra non carburava: a Borel subentra Gigino De Manes il quale, a sua volta, verrà sostituito da Mosele ma si resta in B: quinto posto con 45 punti, capocannoniere Renato Brighenti, fratello maggiore del più famoso Sergio.

 

Arrivano Monzeglio, la serie A, Jeppson e Pesaola

Per la stagione 1949-50 Musollino si affida ad Eraldo Monzeglio, ex tecnico della Pro Sesto.
Va via Pretto, quattordici anni e 224 partite in azzurro, che si trasferisce in Bolivia, torna invece Gramaglia.
A cavallo di Natale furono ben undici i risultati utili consecutivi: il finale di torneo fu semplicemente strepitoso e gli azzurri superarono anche l'Udinese piazzandosi al primo posto; è di nuovo serie A con Suprina superbo capocannoniere con 15 reti.
La Paz viene ceduto all' Olimpique di Marsiglia.
L'acquisto boom del campionato successivo, 1950-51 è Amadeo Amadei, "il fornaretto", ex Inter e Roma che giunse insieme al portiere Bepi Casari. Come centromediano si puntò sul laziale Remondini, in panchina ovviamente restò Monzeglio.
Il 22 Febbraio del 1951, però, muore Egidio Musollino, stroncato da infarto, tre giorni dopo i suoi ragazzi gli dedicano la vittoria di Marassi sul Genoa.
Bellissimo sesto posto finale con 41 punti in carniere, sia Amadei che Krieziu misero a segno 11 reti.
Si apre la stagione 1951-52 con Alfonso Cuomo nominato presidente e Lauro nelle vesti di finanziatore nonchè presidente onorario.
Il mediano Castelli, ex Genoa, costa al Comandante ben 40 milioni. Acquistati quell'estate anche Comaschi e Scopigno. Risultati alterni ma anche grosse imprese, come un quattro a due a Bergamo contro l'Atalanta di un certo Hasse Jeppson.
Fu di nuovo sesto posto, con Astorri, 13 reti, quale capocannoniere della squadra.
Il primo acquisto perfezionato da Lauro, sempre più padre-padrone della società, per il campionato 1952-53 fu un centravanti svedese inseguito da mezza Italia calcistica: si tratta di Hasse Jeppson pagato dal Comandante all'Atalanta, proprietaria del cartellino, ben 105 milioni (in verità 30 di questi andarono al calciatore).
Con Jeppson arrivò anche dal Novara il guizzante Bruno Pesaola.
Alla quarta di campionato in casa dell'Inter il Napoli perse cinque ad uno, ma ci fu la prima rete in azzurro di Jeppson.
Storico un quattro a due rifilato al Milan del "Gre-No-Li" ma ancor di più è rimasto negli impresso nelle memorie dei tifosi il tre a due in rimonta sulla Juve con reti firmate Pesaola, Jeppson ed Amadei.
E' un anno splendido: il Napoli finisce quarto, Jeppson segna 14 reti come il compagno di reparto Vitali.

 

O' Lione e lo sgarbo alla Signora

Unico vero acquisto della stagione 1953-54, oltre al jolly Ceccarelli, fu invece il portiere Ottavio Bugatti mentre Casari tornò a Bergamo.
Da segnalare il due ad uno all'Inter di Ghezzi, Brighenti e Skoglund con doppietta proprio di Ceccarelli.
Il derby con la Roma fu risolto in favore degli azzurri dall'ex di turno Amadei.
Il Napoli finì quinto con 38 punti, stavolta Jeppson di reti ne realizzò venti, tre in meno del capocannoniere di stagione Nordhal.
Prima che partisse il torneo 1954-55 Lauro ingaggiò il mediano Posio dal Brescia ed il centromediano Trerè dalla Roma. La squadra però non mieteva successi e Monzeglio minacciò a più riprese di dimettersi.
Jeppson però tornò a segnare come ci si aspettava da lui ed anche i vari Amadei, Comaschi, Posio, Ciccarelli, Pesaola, il vecchio Viniey e lo stagionato Gramaglia, giunto all'undicesima ed ultima stagione in azzurro (273 in totale le sue presenze con il Napoli), contribuirono alla conquista di un fantastico terzo posto.
Il campionato 1955-56 fu quello di Luis Vinicio, detto "O' Lione". Costò 60 milioni. Neppure 40 secondi dall'inizio del campionato, avversario di turno il Torino, e Vinicio fa gol, finisce due a due con doppietta del brasiliano.
Il tandem con Jeppson esordì contro la Pro Patria, la gara si chiuse sull'otto ad uno per gli azzurri mentre il tre pari con il Bologna, con lo scandaloso arbitraggio di Maurelli e conseguente invasione di campo, grida ancora vendetta.
L'ambiente non era tranquillo e qualcosa si ruppe tra lo spogliatoio e Monzeglio che dopo la sconfitta con l' Inter venne esonerato da Lauro dopo sette anni sulla panchina azzurra.
La squadra venne affidata ad Amadei, il più vecchio fra i calciatori.
Si finì al quattordicesimo posto con 32 punti, Vinicio segna 16 reti, Jeppson otto.
Nel 1956-57 dall'Atalanta arriva Brugola mentre Jeppson passa al Torino. Si vince a Roma contro i giallorossi per tre ad uno con doppietta del solito Vinicio: alla fine andò meglio dell'anno precedente ma non bene; undicesimo posto con ben 18 marcature siglate da "O' Lione".
Nel 1957-58, dopo sette stagioni viene consegnata la lista a Granata, 169 partite in azzurro. Tra gli acquisti, da segnalare quello di Dolo Mistone.
Era un grande Napoli che addirittura passò a Torino, sul campo della Juve, per tre ad uno con un Bugatti strepitoso e reti di Vinicio, Novelli e Di Giacomo. Le due sconfitte nelle ultime tre gare condannarono la compagine di Amadei al quarto posto, Vinicio segnò 21 dei 65 gol degli azzurri.

 

È di nuovo serie B

Per la stagione 1958-59 fu ingaggiato il carioca Del Vecchio che avrebbe dovuto far coppia con Vinicio.
Il tandem non funzionò ed i risultati stentavano ad arrivare ed anche la Samp di Monzeglio sbancò il Vomero.
Si chiuse al nono posto, Del Vecchio fece tredici reti, Vinicio sette: la panchina di Amadei traballava.
Nel 1959-60 arrivò sulla panchina azzurra Annibale Frossi e con lui anche il portiere Cuman e il napoletano Rambone.
Frossi durò solo quattro partite, subendo altrettante sconfitte. Torna Amadei, si inaugura il "San Paolo": il 6 Dicembre 1959 ci sono oltre 80.000 tifosi a salutare il due ad uno sulla Juventus, marcatori Vitali e Vinicio.
A dare una mano per evitare la retrocessione è il giovane attaccante Postiglione, napoletano doc, con due reti in sei gare.
Quattordicesimo il piazzamento al termine di un'annata balorda con Del Vecchio autore di dieci segnature.
Nel Giugno del 1960 dopo 5 anni va via Vinicio, per lui 152 partite e 69 gol in azzurro. Con lui lasciano il Napoli anche Pesaola, 204 gettoni con il "ciuccio", e Rambone: torneranno tutti e tre all'ombra del Vesuvio. Arrivano Pivatelli, Girardo e l'argentino Tacchi. Fu un campionato disastroso.
Alla guida degli azzurri si successero Amadei, Cesarini ed addirittura il vecchio Sallustro, ormai direttore dello stadio, ma neppure Attila fece il miracolo e fu, di nuovo, serie B.

 

 

 

 

Fonte:Sito Ufficiale                                       Torna indietro