Arriva Diego, ma quanta fatica...
Dopo due salvezze stentate, Napoli si aspettava dal Napoli un rilancio
in grande stile e Corrado Ferlaino con al fianco Antonio Juliano non delusero
le attese di un'intera città.
E' l'estate del 1984 ed arriva Daniel Bertoni, attaccante
argentino, per sostituire il funambolico brasiliano Dirceu che pure male non
aveva fatto la stagione precedente; tuttavia, il grande colpo era nell'aria.
A contribuire affinchè Maradona vestisse l'azzurro non fu
solo la disponibilità di alcuni istituti di credito ma anche l'abilità dei
dirigenti azzurri. Juliano pressò l'allora vicepresidente del Barcellona,
Gaspart, come era solito fare in campo con gli avversari anche se si racconta
che il numero due del club blaugrana all'inizio si convinse a trattare con lui
solo perchè credeva di avere a che fare con il diesse juventino Giuliano.
Ferlaino dal canto suo, narrano le cronache, depositò in Lega
prima un contratto in bianco e poi, fuori tempo massimo, con la complicità di
una guardia giurata, lo sostituì con quello firmato dal Pibe de Oro. Diego
Maradona era del Napoli.
Quel riccioluto mancino nato a Lanus il 30/10/60 che aveva
incantato il mondo con la maglia della "Selecion" ai Mondiali
Juniores di Tokyo e messo paura all'Italia di Bearzot in quel di Spagna 82',
giungeva dunque all'ombra del Vesuvio mandando in delirio una città. Ad
accoglierlo al "San Paolo" il 5 Luglio del 1984 sono in 70.000, lui
palleggia e poi dice in sala stampa: "Farò di tutto per ripagare, in
parte, l'affetto di questa gente"; ci riuscirà, eccome.
In panchina c'è sempre Marchesi. Si parte da Verona, dove
Briegel si attacca alle caviglie di Diego. La settimana dopo, il primo centro
in azzurro, contro la Sampdoria su rigore, non basta a battere i blucerchiati.
Passano altri 15 giorni ed arriva il primo gol su azione, contro il Como. Diego
è semplicemente straordinario, lo stop e tiro con cui su assist di Bertoni
segna all'"Olimpico" contro la Lazio è da manuale del calcio. Proprio
Bertoni è l'unico a dargli una mano nei 16 metri avversari e le vittorie contro
Udinese e Fiorentina non bastano a rendere meno deficitaria la classifica.
Ferlaino però intanto assesta la società con Italo Allodi e
Pier Palo Marino, è il grande Napoli che nasce. Juliano si dimette.
La svolta, per quanto concerne la squadra, avviene in un
ritiro a Vietri sul Mare dove il gruppo si compatta e dà il via ad un girone di
ritorno con i fiocchi. Complici la tripletta alla Lazio (con un paio di
prodezze irripetibili) e la doppietta all'Udinese, Maradona ne fa 14 e la
squadra finisce ottava.
Stagione 1985-86, arrivano Garella, Bagni, Giordano e Renica
con Bianchi che sostituisce Marchesi. Faranno la loro parte anche Pecci e lo
sfortunato Buriani, frenato da un grave incidente al ginocchio.
E' anche l'anno dell'esordio in prima squadra di un difensore
proveniente dal vivaio: Ciro Ferrara. Diego ha qualche problema al ginocchio e
lascia il manager della sua infanzia: Jorge Cysterzpiller che lo seguiva dai
tempi delle "cebollitas" dell'Argentinos Junior. Il Pibe de Oro non
si preserva però per gli imminenti Mondiali messicani e colleziona ugualmente
undici reti di cui un paio meravigliose: contro la Juve, sotto un tremendo
acquazzone con un calcio di punizione a due in area che toglie la ragnatela dal
"sette" e con il Verona da distanza siderale con un magnifico esterno
sinistro.
È scudetto, finalmente; ma in
Coppa c'è il Real
Dopo la vittoria in Messico con la sua Argentina, Diego torna a Napoli
tirato a lucido. Intanto, sono arrivati De Napoli, Carnevale, Sola e sarà
ingaggiato Romano. C'è anche un folto gruppo di campani in squadra con
Caffarelli, Volpecina, Muro, Marino e Bruscolotti, capitano senza fascia per
averla ceduta a Diego.
A Brescia, una prodezza in stile "Mundial" di
Maradona regala la prima vittoria. Seguono un paio di pareggi e poi
un'importante vittoria con il Torino per poi, poco dopo, sbancare Roma sempre
con una perla del Pibe assistito da Giordano.
Il nove Novembre il Napoli sbanca il "Comunale"
rifilando tre reti alla Juventus: pareggia Ferrario, poi segnano Giordano in
mezza girata e Carnevale in contropiede.
E' la svolta anche se a Firenze, un mese dopo, arriva la
prima sconfitta stagionale. Il Napoli si riprende alla grande ma trema dopo lo
stop di "San Siro" con l'inter, rete di Bergomi. La domenica dopo
Romano batte la Juve ma a Verona è Pacione a far vivere un incubo ai tifosi
azzurri.
Quando Maradona contro il Milan segna una rete da antologia
però si capisce che è quasi fatta. A Como, Carnevale ci mette anche una mano
galeotta per pareggiare la rete di Giunta ed il 10/5/87 pareggiano con la
Fiorentina, ancora a segno Carnevale, il Napoli è Campione d'Italia per la
prima volta in 60 anni di storia.
La squadra va a mille e conquista anche la Coppa Italia nella
doppia finale con l'Atalanta: simile impresa era riuscita solo al Grande Torino
ed alla Juventus nel 1960. Stagione 1987-88 arriva anche Antonio Careca,
fortissimo centravanti brasiliano; si va in Coppa dei Campioni, avversario al
primo turno il Real Madrid. Al "Bernabeu" si gioca a porte chiuse,
vincono i madridisti per due a zero, segna Michel e De Napoli fa autogol. In un
"San Paolo" pieno come non mai, Francini fa uno a zero, Buyo compie
un miracolo su Careca prima che Butragueno, "el Buitre", faccia secco
Garella.
In campionato, però, la squadra vola ma già nella partita in
casa contro la Roma, rete di Giannini, qualcosa si rompe. Il 17 Aprile il
Napoli perde in casa della Juve e il Milan si avvicina. Il sorpasso va in scena
la settimana successiva a Fuorigrotta, nonostante Maradona giochi una partita
straordinaria ma la squadra è sulle gambe e così Virdis e Van Basten
passeggiano sulle macerie azzurre: lo scudetto e gli applausi della folla sono
per i rossoneri.
Il trionfo Uefa con la firma di
Careca
Lo spogliatoio si spacca e per la stagione 1988-89 c'è un repulisti
con Garella, Ferrario, Bagni e Giordano che pagano per tutti.
Al loro posto ecco Giuliani, Fusi, Crippa, Corradini ed il
brasiliano Alemao. Allodi e Marino sono surrogati da Moggi e Perinetti.
In campionato, storiche le vittorie sulla Juventus per cinque
a tre e sul Milan per quattro ad uno con Diego ancora stratosferico.
E' però l'anno dell'Inter dei record ed il Napoli si
concentra sulla Coppa Uefa. Battuto il Paok Salonicco, tocca al Lokomotiv
Lipsia e Francini si riscopre "bello di notte". Liquidato non senza
difficoltà il Bordeaux, nei quarti agli azzurri tocca la Juve. A Torino si
perde due a zero (Bruno ed autorete di Corradini) ed a Napoli si va subito
sotto di un gol: segna Laudrup ma l'arbitro annulla per un fuorigioco che non
c'è. Maradona su rigore e poi Carnevale ribaltano il risultato dell'andata
prima che Renica al 119' faccia esplodere il "San Paolo" con un
magnifico colpo di testa. Al Bayern viene riservato un brutto trattamento: due
a zero a Fuorigrotta e due pari a Monaco di Baviera con Careca sugli scudi. In
finale c'è lo Stoccarda. Al "San Paolo" per i tedeschi segna
l'emigrato Gaudino ma Maradona e Careca ribaltano la situazione. In Germania è
un trionfo con Alemao, Ferrara (al volo in mezza girata su assist di testa di
Maradona) e Careca a suggellare l'impresa azzurra: finisce tre a tre ma la
Coppa Uefa viaggia con la squadra verso Napoli.
È di nuovo scudetto
Stagione 1989-90 a Bianchi subentra Bigon. Maradona fa le bizze e non
vuol tornare dall'Argentina. A sostituirlo degnamente è il giovane Gianfranco
Zola, sardo di Oliena dal dribbling funambolico e dal tocco fatato, che giunge
in azzurro dalla Torres.
Diego torna per il match con la Fiorentina, Landucci gli para
un rigore ma poi il capitano suona la carica e conduce i suoi alla rimonta: con
la città ed i tifosi scoppia di nuovo l'amore.
Il Napoli chiude in testa il girone d'andata ma inizio
Febbraio il Milan lo umilia a "San Siro" e lo raggiunge in
classifica.
L'otto Aprile Napoli e Milan sono distanziate da un punto
solo: gli azzurri vincono "a tavolino" contro l'Atalanta a Bergamo
perchè Alemao viene colpito da una monetina e la società lombarda paga con lo
zero-due. Verona si conferma campo stregato per il Milan mentre il Napoli passa
a Bologna con reti di Maradona (ma Carnevale giura di aver toccato lui il
pallone), Careca, Francini ed Alemao in contropiede: gli azzurri sono ad un
passo dallo scudetto.
La firma in calce il 29-4-90 la mette Marco Baroni, giunto
dal Lecce, che di testa sigla la rete del vantaggio contro la Lazio nel match
che risulterà decisivo.
Il Napoli è di nuovo Campione d'Italia ma la decadenza sta
per cominciare...
Fonte:Sito Ufficiale Torna indietro