Il "Petisso": promozione e Coppa Italia

Tornato tra i cadetti, il Comandante Lauro non era intenzionato a rimanerci molto e così nel campionato 1961-62 diede vita ad una campagna acquisti faraonica nella quale ingaggio il portiere Pontel, recentemente deceduto, il mediano Corelli, la mezzala Fraschini, l'ala sinistra Gilardoni ed il centromediano Rivellino.
Lasciarono l'azzurro i vari Bugatti, Pivatelli, Postiglione e Posio, quest'ultimo dopo 198 partite con il Napoli. In panchina sedette Fioravante Baldi ma i risultati furono altalenanti tanto che il tecnico ex Palermo si dimise dopo pochi mesi e Lauro si affidò al "Petisso", al secolo Bruno Pesaola, che all'epoca guidava la Scafatese.
Subito arrivarono sei risultati utili consecutivi e poi tanti successi fino ad arrivare al recupero della gara di Verona, decisiva per la promozione anche degli scaligeri cui sarebbe bastato un pari.
Dal Veneto partirono accuse di tentata corruzione ai danni degli ex di turno Postiglione, Bertucco e Maioli che però alla fine si riveleranno infondate, anche se due dirigenti azzurri furono squalificati.
Il Napoli vinse anche sul campo, rete di Corelli, e fu serie A.
Quello fu anche l'anno della Coppa Italia: gli azzurri, superati ai rigori Alessandria e Sampdoria, eliminarono anche Torino e Roma qualificandosi per la semifinale con il Mantova, a Fuorigrotta, vinta per due ad uno con reti di Tomeazzi e Fanello. In finale, all'Olimpico, c'era la Spal: era il 21 Giugno del 1962. Segna Corelli, pareggia Micheli ma poi Ronzon fa esplodere i tifosi azzurri giunti nel Lazio.

 

Canè, Juliano, Montefusco e lo 0-2 con il Modena

L'anno dopo, 1962-63 la squadra è confermata quasi in blocco con l'innesto di Jarbas Faustinho Canè. La squadra non ingranava ma in Coppa, alla "bella", superò sia il Bangor (Galles) che l'Ujpest Budapest (Ungheria).
Il rapporti tra Monzeglio, che era tornato nel ruolo di direttore tecnico, ed il dirigente Roberto Fiore si incrinarono rapidamente ed intanto dopo Inter-Napoli quattro azzurri Pontel, Molino, Rivellino e Tomeazzi furono squalificati per un mese causa doping.
In Coppa a Belgrado esordisce Juliano ma il Napoli perderà la "bella" e sarà eliminato.
Lo 0-2 con il Modena e la conseguente invasione di campo al "San Paolo" segnarono in pratica il ritorno in B. Lauro lasciò la società che fu traghettata dal Dott. Gigino Scuotto che ingaggiò per il torneo 1963-64 il tecnico Lerici ed acquisto il mediano Emoli. La squadra andava male e a Lerici subentrò il "secondo" Molino: alla fine fu solo ottavo posto.
La S.S.CNapoli intanto si accollò oneri e debiti della vecchia A.C. Napoli di Ascarelli che era in liquidazione. Fiore fu eletto presidente con Lauro che tornò alla presidenza onoraria.
Per il campionato 1964-65 in panchina torna Pesaola. Arrivano Bandoni, per Pontel, Bean e Panzanato. Vanno via Rivellino e Gilardoni. In casa si viaggiava a corrente alternata, ma lontano dal "San Paolo" il Napoli era un carro armato.
Montefusco in mezzo al campo era una diga e Canè un goleador come pochi: match decisivo per la promozione in quel di Parma, doppietta del brasiliano e reti di Bean per il 3-1 finale. Il Napoli torna in A.

 

Si sogna con Sivori ed Altafini

Stagione 1965-66 arrivano due colpi clamoroso dal mercato: Josè Altafini, punta di diamante del Milan, ed Omar Sivori mezzala dalla Juve. Con loro giunge anche Stenti che rivaleggerà con Ronzon. Fu un grande Napoli.
Storica la gara con la Juventus al "San Paolo" con la rete di Altafini e la "vendetta" di Sivori su Heriberto Herrera.
Si finì terzi, al termine di un campionato esaltante con Altafini capocannoniere con 14 gol.
Nell'estate del 66' il Napoli partecipò alla Coppa delle Alpi e la vinse avendo la meglio, grazie ad un Sivori straordinario, su Losanna-Zurigo, Basilea e Young Boys e Servette.
Intanto per l'annata 1966-67 arrivano Ottavio Bianchi ed Orlando. Il Napoli vola in campionato ed in Coppa delle Fiere dove batte l'Odense (Danimarca). Fiore voleva pieni poteri ma non li ottenne e così si dimise: presidente divenne Gioacchino Lauro. La squadra esce dalla Coppa per mano del Burnley ma in campionato si viaggia sul refrain dell'anno passato: quarto posto con 16 reti di Altafini.
Per il campionato 1967-68 arrivano Pogliana, Barison e Zoff, scambiato con Bendoni. Fu un grande anno anche se economicamente fu un mezzo tracollo. Sivori giocò solo sette partite mentre Altafini, ancora una volta fu capocannoniere della squadra con 13 reti. Purtroppo nella sfida decisiva a "San Siro" contro il Milan di Rivera, Hamrin e Sormani non bastò il gol di Barison e gli azzurri chiusero la stagione proprio dietro ai rossoneri scudettati con nove punti di distacco. Era comunque il miglior risultato della storia, fino a quel momento.

 

Chiappella, Ferlaino e…Gonnella

Un male crudele, stroncò a soli 50 anni Gioacchino Lauro e per rimettere in sesto i conti societari fu chiamato alla presidenza, stagione 1968-69, Antonio Corcione che però mori anch'egli a campionato in corso.
In panchina va Beppe Chiappella (tranne un breve interregno di Di Costanzo), il Napoli "tiene botta" e batte persino la Juventus al "San Paolo" con doppietta di Montefusco nella gara che segnerà l'addio al calcio di Omar Sivori, espulso e squalificato per sei turni: è il 1-12-68.
La squadra, forte di Guarneri, Nielsen, Sala e del giovane Abbondanza arriva settima mentre si scatena la lotta per la successione a Corcione.
Il pacchetto azionario è conteso da Roberto Fiore e dal giovane Ingegnere Corrado Ferlaino: a spuntarla è proprio quest'ultimo che, nel bene e nel male, finirà con il segnare un'epoca.
Il primo campionato dell'era Ferlaino, 1969-70, vede ancora Chiappella in panchina e gli arrivi di Hamrin, Monticolo e l'esplosione del "baronetto di Posillipo" Gianni Improta.
Ferliano cedette, a buon prezzo, Canè e Sala rispettivamente a Bari e Torino.
Altafini salvò il posto a Chiappella con una rete alla Juve ma la stagione non fu delle migliori: sesto posto finale con sole 24 reti messe a segno, otto siglate da Altafini.
Nel 1970-71 arrivano Ghio, Ripari e soprattutto Angelo Benedicto Sormani. Lasciano l'azzurro Barison e Nardin. E' un altra stagione esaltante sempre con al timone Chiappella. Sormani dà una mano ad Altafini in zona gol ed il Napoli a "San Siro" con l'Inter si gioca in pratica lo scudetto. Nell'intervallo gli azzurri conducono uno a zero, rete di Altafini, ma poi l'ineffabile Gonnella regala un rigore ai locali e Boninsegna pareggia. A chiudere i conti è lo stesso "Bonimba".

 

Bruscolotti, Clerici, Vinicio e il "calcio totale"

L'annata successiva, 1971-72, è avara di soddisfazioni anche perchè in società si vivono mesi caldi con la diatriba Lauro-Ferlaino.
L'ottavo posto finale non può certo far felici i tifosi.
L'Ingegnere decide allora di svecchiare la squadra cedendo Zoff ed Altafini, quest'ultimo autore di 81 reti in azzurro, alla Juventus ed acquistando dal Sorrento il difensore Bruscolotti: diventerà "pal' e' fierro".
Torna Canè, arrivano Ciccio Esposito, Vavassori e Pietro "Gedeone" Carmignani.
La stagione 1972-73 si chiude al nono posto e per Chiappella è l'ultimo anno sulla panchina azzurra. Ferlaino chiama al timone della squadra "O' Lione", all'anagrafe Luis Vinicio, che dopo essere stato grande centravanti è diventato profeta del "calcio totale".
La stagione è quella 1973-74. Arrivano all'ombra del Vesuvio sia Giorgio Braglia che il brasiliano Clerici, segneranno più di venti reti in due.
E', forse, il più bel Napoli della storia, almeno per il gioco espresso. Storica la vittoria sulla Juve, reti di Canè e Clerici su rigore mentre la città vive il dramma del colera.
Si finisce terzi dietro la Lazio di Chinaglia e la Juve. Ferlaino rinforza la squadra per il campionato 197-75 con Burgnich, La Palma, Rampanti, Landini, Vendrame e Peppe Massa.
E' una squadra stellare quella che supera in scioltezza il Milan e va a Torino a giocarsi lo scudetto contro la Juve. Segna Causio, pareggia Juliano, Zoff compie miracoli a ripetizione ed in fine Altafini "Core 'ngrato" condanna gli azzurri: secondo posto a due punti dalla Vecchia Signora.

 

Con "Mister 2 miliardi" è di nuovo Coppa Italia

Ferlaino, contro la volontà di Vinicio, cede "el gringo" Clerici per ingaggiare Beppe Savoldi, mister 2 miliardi.
Arriva anche Boccolini, Napoli risponde con 70.000 abbonamenti.
I 14 centri di "Beppe-gol" nel campionato 1975-76 valgono però solo un quinto posto mentre Vinicio lascia al duo Del Frati-Rivellino che vince la finale di Coppa Italia, all'"Olimpico" contro il Verona: doppietta di Savoldi, Esposito e Braglia. E' la seconda Coppa Italia della storia azzurra.
Torneo 1976-77, torna Pesaola in panchina ed arrivano Chiarugi, Speggiorin e Vinazzani per dare una mano nella Coppa Coppe dove il Napoli supera tre turni prima di essere eliminato dall'Anderlecht di Goethals.
In campionato, modesto settimo posto con anche un punto di penalizzazione inferto per cumulo di squalifiche del campo.
Ferlaino per la panchina, annata 1977-78, sceglie Di Marzio, napoletano doc, ed ingaggia Capone, Ferrario e Mattolini che sostituisce Carmignani. Sesto posto, grazie ai 16 centri di Savoldi, e qualificazione in Uefa.
Stagione 1978-79, Di Marzio dura due giornate, torna Vinicio. Vestono l'azzurro Caso, Filippi, Caporale, Claudio Pellegrini, il portiere Castellini, detto "il giaguaro", ed Attilio Tesser. Alla fine sarà sesto posto.
L'annata successiva 1979-80 non è delle migliori, anzi: Damiani, Agostinelli, Musella e Guidetti non evitano l'undicesimo posto e l'avvicendamento di Vinicio con Sormani.

 

Juliano dirigente e quell'autorete di Ferrario...

Campionato 1980-81, Juliano che ha lasciato Napoli per Bologna sveste maglietta e pantaloncini e siede dietro la scrivania di Direttore Generale.
Il suo primo colpo si chiama Rudy Krol, libero olandese tecnicamente molto dotato.
Marchesi, chiamato al timone della squadra, lancia il giovane Celestini e Gaetano Musella, trenta presenze e cinque reti. Tatticamente fondamentale si rivelerà Enrico Nicolini.
Il Napoli chiude terzo, Claudio Pellegrini segna undici reti. Napoli è scossa dal terremoto ma anche dall'incredibile sconfitta contro il Perugia già retrocesso che passa al "San Paolo" con un autorete di Ferrario.
L'anno dopo, 1981-82 è quello di Palanca, Criscimanni, Citterio e Benedetti. Stavolta si finisce quarti con Pellegrini solito mattatore.
Annata 1982-83, Ferlaino chiama Giacomini per sostituire Marchesi. Lo accompagneranno due validi "allenatori in seconda": Specchia e Zoratti. Con Scarnecchia, Dal Fiume e Vagheggi arriva anche Ramon Diaz, "el puntero triste" che alla fine segnerà solo tre reti prima di emigrare a Milano per vincere lo scudetto.
La squadra delude, Ferlaino, che ha già da un pò sostituito Juliano con Janich, si affida alla coppia Pesaola-Rambone per cogliere una clamorosa salvezza e lascia intanto la conduzione societaria a Mario Brancaccio che fa nuovamente posto in società all'ex capitano azzurro .
Il miracolo salvezza riesce grazie ala vittoria di rigore, rete di Ferrario, contro il Genoa. Juliano preferisce Santin a Rambone e ingaggia Boldini, De Rosa, Frappampina e Dirceu.
E' ancora Marchesi a salvare la baracca, stagione 1983-84, sostituendo in panchina Santin, ma sta per succedere qualcosa di grande...

 

Fonte:Sito Ufficiale                                       Torna indietro